Il tempo di comprare il biglietto, il controllo del green-pass e sono catapultato nella saletta piccola, già al buio, il film inizia di lì a poco, ed io sono fra altri, non molti, nella sala piccola del cinema in cui mancavo da prima del lockdown.
Inizia con scena drammatica, un prologo d’urto e siamo subito nella storia e nel suo clima greve. Le strade, il rione anonimo, le inquadrature, i silenzi che raccontano. Sì, sono in un film di Moretti. Tre piani: quattro nuclei familiari, le vite dei condomini che si intersecano e che si allacciano sotto l’effetto dell’evento drammatico. E’ l’evento dammatico che sa mettere in crisi la vita di tutti e poi a catena da crisi nasce crisi, dove per crisi intendo mutamenti, sovversioni, spesso radicali nella vita dei personaggi. La storia del condominio si svolge nel corso di dieci anni, in due step, di cinque in cinque. Così ritroviamo bambine adolescenti, poi giovani donne, genitori che maturano forse, che si imbiancano, qualcuno che scompare. Relazioni interpersonali acruirsi, risolversi, troncarsi, nell’intreccio che la vita sa costruire. La vita in questo piccolo caseggiato, abitato da famiglie della piccola borghesia (si può usare ancora questo termine?), che sembravano per scelta volersi isolare come in un’anonima rocca dalla vita della città fuori, inesorabilmente tracimano verso la vita esterna, verso la vita fuori. Ed è un processo doloroso, come tutte le metamorfosi, ma comunque positivo, una evoluzione che tutti i personaggi si trovano a percorrere, almeno quelli che rimangono, e che si apriranno al “fuori”, agli altri. Le faccende private diventano pubbliche, talvolta addirittura attraversando le aule dei tribunali, e devono uscire fal guscio famigliare per diventare condomiali, cittadine, pubbliche. Al piano alto vivono due austeri coniugi, due giudici ed il loro figlio adolescente interpretati da Nanni Moretti, Margherita Buy, Alessandro Sperduti. Al piano sotto una giovane coppia. Lei prima incinta, poi madre sola alle prese con la neonata, impersonata da Alba Rochnwatcher. Lui ingegnere lontano, lavoro in trasferta, presente in skype ma non abbastanza, impersonato da Adriano Giannini. Piano terreno giovane coppia di professionisti con bimba (poi ragazzina) spesso affidata ad una anziana coppia di vicini. Elena Lietti e Riccardo Scamarcio, la giovane coppia e Gea dell’Orto la figliola ragazzina. Anna Bonaiuto e Paolo Graziosi, gli anziani vicini, Denise Tantucci la loro giovane nipote. Visto che ho citato gran parte del cast va anche menzionato anche Tommaso Ragno, che non interpreta un condomino ma un personaggio che si svelerà di raccordo importante per la vita della famiglia dei giudici. E’ una storia ben raccontata, una storia tratta da un romanzo dallo stesso titolo che non ho letto. Ben raccontata, perchè raccontata senza eccessi, senza eccessi nel recitato e nel mostrato. Si tratta di storie di grande carica drammatica ma non colorate ulteriormente, la macchina da presa di Moretti sa restare quella di sempre, da documentarista di storie cittadine. Lascia a noi l’emozione e la riflessione intima da condurre, dopo, usciti dal cinema, tutti siamo coinvolti, i temi trattati son quelle delle famiglie, delle relazioni all’interno di queste, ci sanno prendere senza suggerirci una morale. Per questo ci è piaciuto. Gli attori sono impeccabili. Scamarcio, a mio parere diventa sempre più bravo. Margherita Buy, forse un po’ prigioniera del suo personaggio, come tanti attori famosi, è sempre sè stessa, che piaccia o meno. Strepitosi i giovani attori, tutti. Incantevole e complessa l’interpretazione del personaggio Charlotte affitato Denise Tantucci, che ricordavo Sirena nel telefilm televisivo.
Bello il Cinema che emoziona.