Non conoscevo Sofia Kovalevskaja, matematica russa nata a Mosca nel 1850 e morta a Stoccolma nel 1891, come Wikipedia vi potrà confermare.
Fu un genio matematico di primo ordine, la prima donna al mondo ad essere titolare di una cattedra universitaria, appunto quella di Matematica presso l’Università di Stoccolma dal 1884. Ma non fu solo un genio matematico, la sua passione non si fermò solo alle equazioni differenziali e alle leggi fisiche, fu anche attivista socialista, visse in varie nazioni d’Europa, conosceva il tedesco, lo svedese, il francese oltre alla sua madre lingua il russo ovviamente. La sua vita si intersecò con quella dei grandi della sua epoca e non solo scienziati, conobbe Dostoevskij che si innamorò di sua sorella, con la sorella e suo marito prese parte alle vicende tumultuose della Comune di Parigi. Fu anche scrittrice anche senza raggiungere i livelli che raggiunse come matematica. Fu Karl Weierstrass, matematico tedesco che a Berlino, intuì immediatamente la genialità e l’intelligenza critica di quella timida ragazzina che gli si presentò nello studio per poter aver lezioni private perché allora le donne non potevano frequentare le università. Il professore rimase fulminato fin dal primo incontro con quella giovane dagli occhi luminosi, con i riccioli che le cadevano sulla fronte mentre spiegava la sua risoluzione di un problema e fu il suo mentore nel mondo della matematica e poi guida seppure a distanza per tutta la vita:
<< Sofia lo sbalordì in tanti modi. Era così giovane, esile, appassionata. Si sentì in dovere di placarla, di trattarla con delicatezza, insegnandole a dominare i fuochi di artificio del suo cervello.
Era una vita – gli costava dirlo, come ebbe ad ammettere, perché si era sempre guardato dagli eccessivi entusiasmi -, era una vita che aspettava di veder entrare nel suo studio un allievo del genere. Un allievo in grado di lanciargli una sfida assoluta, di seguire non soltanto il percorso spericolato della sua mente, ma se possibile, di spiccare un volo più alto. Doveva stare attento a a non lasciarsi sfuggire quel che in effetti pensava e cioè che per fare un grande matematico ci volesse qualcosa di simile all’intuito, come il bagliore di un lampo, per illuminare ciò che è lì da sempre. Occorre essere rigorosi, precisi, certo, ma non vale forse lo stesso per i grandi poeti? >>
E’ il personaggio dell’ultimo della raccolta di dieci racconti di Alice Munro a cui da anche il titolo: “Troppa felicità”. La scrittrice canadese nel suo racconto ce la fa conoscere attraverso i giorni di un suo ultimo viaggio dall’Italia alla Svezia attraverso Francia, Germania e Danimarca a ripercorrere ed a congedarsi inconsapevole dai luoghi e da persone fondamentali nella sua vita breve ed intensa. In viaggio verso la neve incessante del Nord Europa riscaldata dai suoi ricordi, dai suoi incontri, dalla sua felicità intima, la vediamo andar via in uno stato di troppa felicità. Terminata la lettura del racconto (e del libro quindi) sono andato a cercare un’immagine di Sonia ed ho trovato un ritratto che corrisponde esattamente a quella donna che la scrittrice canadese ha saputo rappresentare mirabilmente.
E’ il primo libro che leggo del premio Nobel 2013: Alice Munro ed il libro in questione fu pubblicato nel 2011. Nell’affrontare un Nobel ho sempre paura di imbattermi in una letteratura paludata, troppo accademica e distante, con questa scrittrice posso assicurarvi che il timore era assolutamente infondato. Fin dal primo racconto sono stato catturato da uno stile fluido, musicale, da una prosa semplice e quotidiana capace di catapultarci immediatamente in situazioni e personaggi complessi ma sempre estremamente verosimili, descritti con dovizia di particolari sia dei luoghi che delle persone. Sono dieci racconti incentrate tutti su figure femminili diversissime tra loro, solo l’ultimo di cui vi ho già detto tratta di un personaggio realmente vissuto, gli altri sono personaggi inventati ma estremamente reali. Ognuno di loro nasconde delle ombre, dei segreti o dei traumi che si vanno delineando nel corso del racconto. Le storie sono a volte anche truci, ossessive, talvolta ironiche, mai scontate. Non ci si annoia mai ed Alice Munro sa sempre sorprenderci con epiloghi e colpi di scena nella trama che tengono alta la tensione nella lettura. Vi lascio un’ultima citazione tratta da uno dei racconti, che trovo significativa perché la protagonista del racconto, riferendosi ad un libro che è una raccolta di racconti, esprime un suo giudizio sullo scrivere racconti (con palese riferimento alla scelta della scrittrice scelta):
<< “Come dobbiamo vivere” è una raccolta di racconti, non un romanzo. Il che è già di per sé una delusione. Sembra sminuire l’autorevolezza del libro e far apparire l’autore come qualcuno che sta solo appeso ai cancelli della letteratura con la L maiuscola, anziché averli saldamente varcati. >>
Alice Munro, in punta di piedi, senza voler cercare l’autorevolezza per sé ha dimostrato di poter varcare quel cancello ed occupare un ruolo nel giardino della Letteratura anche solo scrivendo racconti.
Sorrido.
🙂
Ho esitato all’acquisto di questo libro eppure della Munro ho letto diversi libri …
Sarà il titolo che mi ha “impaurito”?
Non so
Dopo questo tuo scritto é nata la curiosità
Vedremo
Ciao
.marta
Fammi sapere il tuo giudizio 🙂
Ecco il mio avversario nel Processo di Alessandra Bianchi 😀 che mi ha ricordato che possiedo due libri della Munro. Dovrò rispolverarli.
Magari anche leggerli 🙂
Ho estratto Troppa felicità. Prossima lettura
Poi mi dici 🙂
certamente
Libro acquistato e letto: il cartaceo è sempre un’altra cosa. Quello che mi ha appassionato è il concetto di vecchiaia come volano di felicità sconosciute, come propedeutica allla vita felice. Letteratura signori miei, vale sempre per vivere in modo diverso. Bel post.
Grazie al tuo commento, preziosa integrazione al mio post. 🙂
Ho tentato di leggere la Munro più di una volta sempre desistendo e non sapendo spiegare perché
Difficile spiegare perché piaccia un libro, altrettanto perché non piaccia. Bello avere giudizi diversi 🙂
Sei sempre bravissimo, di qualsiasi argomento sai trattare in modo perfetto!
Adulatrice 🙂
Ho scoperto da poco Alice Munro, mi piace molto.
Buona giornata a Te 🙂
Conosco bene Sofia Kovalevskaja, è una delle scienziate che portiamo nelle scuole in un progetto sulla decostruzione degli stereotipi legati al maschile e femminile che dipingono le ragazze come “meno portate per le materie scientifiche” rispetto ai ragazzi. Non conosco affatto invece Alice Munro, solo un nome scivolato tra qualche scaffale e recensioni lette di fretta. Grazie quindi perché mi hai fatto venire voglia di conoscerla e di tornare ai racconti, narrazioni con cui ho spesso un rapporto ambivalente di fascinazione e allontanamento. A proposito di premi e di racconti, conosci “Olive Kitteridge” di Elisabeth Strout? E’ un romanzo in realtà, ma un romanzo di racconti. Un saluto!
Grazie di cuore del tuo passaggio, sono questi commenti che mi ripagano dello scrivere in un blog.
Per te che già conosci Sofia allora ti consiglio vivamente la lettura di questo libro, ti piacerà la storia di Sofia e saprai anche verificare quanto romanzata, quanto rispondente ai fatti storici.
Grazie infine del consiglio di lettura, cercherò quel libro che non conosco.
Buona Estate 🙂
Alice Munro è una dea…
Mi piace molto
Anche a me. È asciutta e insieme danza come una musica penetrante. In qualche modo la trovo “violenta” per come trasmette emozioni senza mai usare un linguaggio che le nomini in modo diretto. Spesso la lettura dei suoi racconti ferisce…
Hai detto bene. Non è mai pedagogica verso il lettore, violenta sì, come sa essere la realtà.
Ma trovo la sua intenzione giusta. Vuole che impariamo a leggere la realtà dai fatti e dai segni e non attraverso interpretazioni. È un Carver in gonnella 😊
La Munro è in lista. Ciao.
E questo è fantastico. 😊 I fratelli Grimm, Perrault, sono entrati nella storia “solo” per le fiabe.
Tutti i romanzieri possono scrivere racconti, sì, ma non è detto che possiedano il dono della sintesi e lo sappiano fare bene. A volte leggo racconti di autori di romanzo che sembrano soltanto spezzoni di qualcosa. Scrivere un buon romanzo è e resta, per me, comunque, qualcosa di invidiabile. Ciaooo. Mi ero persa questo articolo. Eh sì, W la Munro!!!!!!!!!😊
Le tue visite sono come piacevoli brezze nelle mie stanze impolverate: un cambio di aria fresca e rivitalizzante. 🙂
Urka.