Il troppo stroppia

– Un biglietto per “Via col vento”- Il cassiere al botteghino della multisala sembra non accorgersi del mio lapsus, oppure mi sta avvertendo che al di là del titolo si tratta di film che appartengono alla stessa categoria: polpettone al miele.
Qualcuno dovrebbe dire a Stefano Accorsi che non è Mickey Rourke, che per interpretare il personaggio di un ex non basta dimagrire o ingrassare, non basta il truccatore bravo, poi la recitazione deve essere “a levare” non a “sottolineare”, perché occorre far intuire il passato di Loris, l’ex pilota di GT che impersona nel film, piuttosto che declamarlo e sottolinearlo. Certo, se l’intento finale era la rappresentazione del redento o peggio del risorto allora inesorabile si profilava il pericolo di scivolare nella macchietta, anche perché sul miele è facile scivolare. Ma forse le mie sono considerazioni fuori luogo perché lo stile di Accorsi è sempre stato questo di sottolineare i caratteri, usare tinte cariche sia che rappresenti il marito infedele che il frocio tormentato, solo per citare i suoi personaggi più famosi. In fondo Loris risulta simpatico per le sue esagerazioni, per il suo dialetto romagnolo marcato e congruo ma non regge il confronto con il tossico in “Radio Freccia” del Liga. Qualcuno dovrebbe anche dire a Matilda De Angelis che assomigliare un po’ troppo a Jennifer Lawrence non l’aiuta, anzi offusca la sua bravura di attrice esordiente nei panni di Giulia, la giovane pilota sorella di Loris. E’ pur vero che quello di Giulia, ragazzina in gamba con tutto il peso di una famiglia sgangherata sulle spalle, è un personaggio talmente utilizzato nel cinema che impersonarlo senza richiamare alla memoria qualcosa di già visto  sarebbe stato praticamente un miracolo. Volendo dare un consiglio anche al ragazzino che interpreta Niko, il più piccolo dei fratelli, magari gli si potrebbe dire che non stava in un film di Tornatore (per sua fortuna ).
A parte le mie considerazioni il film ha il suo appeal che gli deriva dal tema trattato: le corse di auto di Gran Turismo.. Infatti i suoi punti di forza sono le scene in cui si narra delle competizioni rombanti in pista, degli allenamenti, degli inseguimenti tra le vie cittadine, oppure della preparazione dei piloti, che a tavolino di fronte al tracciato della pista da affrontare, imparano a memoria tutte le azioni da compiere come si trattasse di una poesia da ripetere all’atto della corsa. Il film deriva sicuramente da uno studio serio ed approfondito del tema che tratta e degli ambienti in cui si svolge e risulta quindi verosimile e coinvolgente quando parla di automobilismo e ci sa emozionare nelle scene di competizione. Laddove il film percorre la narrazione del film documentario è impeccabile, zoppica invece sul versante degli intrecci personali che si delineano tra i personaggi. “Le curve vanno tagliate ma non proprio tagliate..” Loris ha l’esigenza di spiegare a Giulia come si tagliano le curve, e non è facile rendere a parole quello che sa fare d’istinto, cioè che la curva non deve mai essere troppo pulita come lei ha imparato a fare, deve essere invece tagliata per anticipare l’avversario ma allo stesso tempo non tagliata in maniera spigolosa perché la curva va sempre percorsa con l’armonia di un ballerino. Non è facile, ed è il problema della sceneggiatura. Giulia deve recuperare il rapporto con il fratello tossico che non vede da dieci anni ma seppure nei limiti dei 120 minuti che un film concede il riavvicinamento dovrebbe essere graduale, non a strappi come una curva mal fatta. Così Loris non può essere contemporaneamente il tossico, l’ex tossico, il pilota, l’ex pilota e tante altre cose di cui si vuol caricare il personaggio. Troppa carne a cuocere rende il personaggio inverosimile, un fumetto  da libro Cuore, inesorabilmente destinato ad un finale scontato. Ed uno spettatore al cinema di scontato vuole solo il biglietto.
Nella prima gara condotta sotto il patrocinio di Loris, Giulia fa una buona corsa conquistando il terzo poso. Al momento della premiazione Loris in maniera scomposta le urla: “Hai fatto una gara di merda !”. Al termine del film in sala in molti ci siamo alzati e gli abbiamo restituito con i medesimi toni: “Hai fatto un film di merda !”. Sbagliava Loris, sbagliavamo anche noi (che ovviamente non l’abbiamo fatto perché certe cose si fanno solo nei film ).

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17 risposte a Il troppo stroppia

  1. sherazade ha detto:

    Insomma….un film no.
    Io negli anni ho talmente maturata una idiosincrasia sicuramente snob nei confronti del cinema italiano e soprattutto di certi attori, Accorsi e uno che mi sta cordialmente antipatico, che proprio non lo considero.
    Perciò grazie mi sei stato illuminante.
    Sherabuon25aprile

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  2. LaLetteraVi ha detto:

    eppure detrattori di accorsi me ne avevano parlato bene. posto che tanto non credo sarei andata a vederlo al cinema.

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  3. newwhitebear ha detto:

    messo il mi piace per il contenuto del post. per il resto sorvolo. Al cinema non ci vado. Mi annoia da morire.

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  4. massimolegnani ha detto:

    sia che che ne parli bene sia che stronchi il film che hai visionato è un piacere leggere le tue recensioni ricche di osservazioni personali.
    avevo visto spezzoni del film e sebbene Fazio osannasse (ovviamente, quando mai) l’interpretazione di Accorsi, quei pochi fotogrammi mi avevano fatto storcere il naso, uno stereotipo più che un personaggio.
    ml

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  5. Mari ha detto:

    Il film a me è piaciuto un bel po’. E sai perché? Perché la pesantezza recitativa di Accorsi evidentissima nella prima parte, esagerata e poco credibile, nel corso del film cambia, acquista un senso, una credibilità. Sarà che è il suono delle parlate a me vicine, sarà che quel “socc’mel du maron!” così caricaturiale qui è all’ordine del giorno, ma raramente quando approccio un film con sopracciglio alzato e diffidenza iniziale mi capita poi di ricredermi e lì qualcosa è successo. Sì, Matilde De Angelis ricorda tantissimo Katniss Everdeen e inizialmente pensavo fosse quella la ragione del “ma dove ti ho già vista?”. E invece no. Era la cantante dei Rumba de Bodas, gruppo originario delle mie parti e che avevo sentito ad una festa l’estate prima. Mi è piaciuto il ritmo del film, l’adrenalina delle gare (per me che considero la Formula 1 una noia mortale) e la colonna sonora. E il fatto che alcune cose che davo per scontate poi scontate non erano (il finale ad esempio, ma non voglio spoilerare).

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    • rodixidor ha detto:

      Son d’accordo con te sulla forza del dialetto che ho apprezzato anche se non la colgo al 100% perchè non sono romagnolo, d’accordo anche sulla potenza delle scene di corsa automobilistica molto belle. Non sono molto convinto sull’epilogo un po’ mieloso ma sì, in definitiva il film non era brutto.
      Capita spesso anche a me di guardare un film partendo prevenuto ma di ricredermi nella visione.
      Mi piacciono i tuoi commenti e mi piace che non siamo d’accordo su tutto. 🙂

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