La porta di legno del recinto dell’alpeggio estivo è divelta, dentro lo scempio. E’ giorno nuovo da poco, i pastori si aggirano nel recinto congitabondi, a valutare i danni. Rimangono i segni della lotta, una giovane pecora agonizzante, gli altri animali si aggirano nervosi agitati, alcuni all’interno, altri all’esterno del recinto. Manca una grossa pecora, la capo gregge, una ampia striscia di sangue che inizia a rapprendersi segna una traccia curvilinea che dall’interno del pascolo degrada nella polvere nella direzione del sentiero che punta verso i monti. I pastori si radunano in piccoli gruppi, confabulano alcuni sommessi, altri alterati.
“Come può un animale da solo portarsi via una pecora da 50 chili ? Poi un animale non più giovane.”
“E’ la furia del lupo, che si fa energia.” – sentenzia qualcuno rassegnato.
La figlia del pastore, seduta su una grossa pietra, la testa incuneata fra le spalle ampie piange rabbiosa. Il padre le sfiora appena la criniera riccioluta con una mano passandole accanto.
La ragazza ha un balzo, a passo veloce si dirige verso il rifugio e ne riesce risoluta, la carabina a tracolla punta verso il sentiero spedita nei suoi calzari da montanara.
Il padre le si fa incontro, cerca di fermarla. La ragazza è più forte di un uomo e poi ora c’è la sua furia che è inarrestabile. Il padre lo sa, la conosce bene.
“Lo sai che non si può.” – tenta di farla ragionare.
“Specie protetta del cazzo!” – impreca la ragazza – “Lo stanerò.”
La vedono scomparire tra i faggi, poi l’intravvedono più su fra le rocce, vedono la sua chioma luccicare dorata al sole prima di scomparire nella gola rocciosa che porta in cima.
Su, in cima nel buio di una macchia di arbusti, nel sottobosco di un bosco di ontani sonnecchia, pingue, ha ancora il sapore del sangue fra le fauci che ripulisce con la lingua dai rimasugli di carne cruda. Drizza le orecchie, annusa il vento, ora è all’erta. Ora due fessure di fuoco brillano i suoi occhi nella boscaglia. Ha abbastanza vantaggio per dileguarsi, guadagnare una via di fuga, come un lupo fa, come ha sempre fatto per una vita. Ma rimane appostato, immobile. Vuole essere stanato, per placarsi.
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Sono passati di qui
È la forza della Natura che diventa anche questo. Bel post.
Grazie 🙂
Di nuovo ci sono troppi lupi o semplicemente l’uomo ha dimenticato nella sua arroganza che da sempre i lupi fanno i lupi!
Sheralmarebluette
Bel racconto, centrato.
Grazie 🙂
Misterioso e bello, in parte horror, in parte metafora della vita.
Felice domenica :-9
9? 🙂
Grazie 🙂
E sarà stanato, ma guardando i suoi occhi la ragazza scoprirà in quelle fessure di fuoco la natura del lupo e ci riconoscerà la propria. Pare che li si veda vagare assieme nel bosco, ma solo di notte
Ehi! Grazie Pendolante per il finale romantico. Grazie di cuore del tuo passaggio. 🙂
Uauuuuuu! Mi piace!
shera
..a fine lettura mi son girata…come un’impressione di due occhi puntati…
Grazie del tuo commento che prendo come un complimento. 🙂
il lupo sa scegliere. Ma lui fa il suo mestiere. Sono gli uomini che hanno la presunzione di farlo senza sapere cosa stanno facendo.
🙂
Viva il lupo, sempre e comunque.
🙂
Wow, non ti avevo mai letto in un pezzo sulla natura. Bravo!!!