Perché scriveva? Per essere amata. Questa è la semplice risposta che vuol darci lo splendido film del regista Martin Provost su Violette Leduc, la controversa e scandalosa scrittrice francese che scrisse e pubblicò i suoi libri sopratutto grazie all’incoraggiamento degli altri scrittori ben più famosi di lei che incontrò nella sua vita a Parigi e che seppero riconoscere il suo talento e tra i quali: Simone de Beauvoir, Albert Camus, Jean-Paul Satre. Pensando alla travagliata vita di Violette, figlia illegittima di una cameriera, che conobbe tardivamente la fama col suo libro autobiografico: “La bastarda”, libro che fece scalpore perché in stile molto crudo metteva a nudo la sua bisessualità, potremmo immaginare un film dai toni piuttosto cupi ed invece il film di Provost è radioso e pieno di colori. Per parlare di letteratura il regista ha usato la luce ed attraverso i colori della natura ci ha voluto raccontare non la vita di Violette ma precipuamente del suo rapporto con la scrittura e la sua evoluzione attraverso le varie fasi della sua vita. Così il racconto cinematografico si schiude nel senso letterale del termine dall’inizio alla fine e mentre le prime scene sono fatte di primissimi piani, particolari di ambienti angusti in prospettive angoscianti, poi l’occhio della telecamera gradualmente si allarga su orizzonti più ampi e se prima conosciamo Violette che scrive con rabbia su un pezzetto di carta in una stanza semibuia poi la ritroviamo a scrivere fitto nel suo quadernone seduta ad un tavolo adornato da un vaso di tulipani nel controluce di un balcone luminoso ed anche se è con i piedi immersi in un poco elegante catino di acqua calda, la scena sembra raccontarci della evoluzione della scrittrice che si va sempre più aprendo all’esterno. Violette viene impersonata da Emanuelle Devos addirittura truccata con un naso posticcio per assomigliare maggiormente alla scrittrice che era una donna alquanto rozza nel fisico e nei lineamenti. Ne viene fuori una figura di donna esuberante, sanguigna e sempre sopra le righe sia nella gioia che nel malessere in
contrapposizione con Simone de Beauvoir, che è invece donna celebrale e sempre controllata anche nel respingere le impetuose dichiarazioni d’amore di Violette e che nel film è interpretata da Sandrine Kiberlain. L’ambivalenza delle due figure femminili è uno dei punti di forza del film e così mentre una lunga carrellate della cinepresa serve a raccontare l’incedere veloce e deciso di Violette in una piazza parigina, un piano sequenza ci riporta l’aspetto riflessivo di Simone nella sua casa tra libri e tazzine da te. Violette è raccontata anche attraverso il rapporto difficile con la madre ed attraverso le relazioni che ha con gli amici che la circondano ma che comunque non sembrano in grado di colmare la sua solitudine ed il suo affamato bisogno d’amore irrisolto. La salvezza per Violette le viene dalla scoperta della natura e della serenità che gli spazi aperti le sanno infondere, tutto ciò lo scopre in tarda età attraverso un viaggio in campeggio intrapreso a quaranta anni. L’episodio del viaggio solitario di Violette con sacco in spalla e scarponcini in giro per la Provenza è un altro delizioso momento del film. Non so dirvi se quanto riportato sia rigorosamente rispondente alla biografia di Violette Leluc, ma posso assicurarvi che i 139 minuti del film fluiscono lievemente e lo spettatore al termine prova un senso di appagamento per l’avventura attraversata ed una gran voglia di andare a comprare un libro di Violette specie in chi come me ha da colmare la grave ignoranza di non aver conosciuto prima questa scrittrice.
Una recensione spettacolosa, caro!
Buona serata 🙂
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Spettacoloso è il film. Grazie Alessandra 🙂
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Notevole recensione. Completa e seducente.
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Ho cercato di riportare l’emozione del film 🙂
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Non è facile ma ci sei riuscito.
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Certe donne hanno fascino nonostante la bruttezza.
Non so perchè ma la tua recensione mi ha messo la curiosità di vederla questa Violette Leduc e quindi sono andata a vedermi le sue foto.
La natura non è stata generosa è vero, ma lo sguardo intelligente, la posa fiera e noncurante e una certa aria garibaldina colmano la strana “non bellezza” di questa signora…
Interessante scoperta. 😉
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🙂
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“Perché scriveva? Per essere amata.”
Mi hai incuriosita assai. Non conosco nè l’autrice nè il film purtroppo, ma recupererò immediatamente. Mi sembra molto nelle mie corde. Grazie rodixidor ^_^
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Grazie a te di esser passata di qui 🙂
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nemmeno io la conoscevo, anzi quando ho letto violette leduc ho pensato che fosse un lapsus (l’unico violette.leduc che conosco era un urbanista e restauratore dell’800!)
recensione molto curata che fa venir voglia del libro e del film.
ml
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Grazie
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Un film ricco di emozioni e tu hai trasmesso le stesse attraverso la recensione,complimenti!
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Grazie Melody 🙂
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Dopo aver letto questo tuo post -davvero complimenti- ora so che dovrò colmare presto entrambe le mie lacune: libri e film.
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Grazie di esser passata di qui. Il film l’ho visto in anteprima italiana ad una Rassegna Cinematografica ma penso uscirà a breve nelle sale.
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Lo andrò a vedere quando uscirà… e pure a me, che son ignorante, hai fatto venir voglia di leggerla, questa Violette!
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🙂
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Sempre un piacere leggerti. Forse me lo sono già perso ma dalle mie parti non si è visto.
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Grazie. Non penso te lo sia perso, l’ho visto ad una rassegna cinematografica in anteprima italiana (che figo, poter scrivere questa frase 😉 ) e tu fosti avvisata della bellezza del film in contemporanea alla suddetta anteprima :). A parte gli scherzi, quando esce non perderlo mi piacerebbe conoscere il tuo giudizio.
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Ricordo perfettamente. Ti saprò dire.
Dimenticavo … ho il nuovo orario 🙂
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🙂
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sai certamente suscitare curiosità, una curiosità che, più si legge, più si trasforma in desiderio di conoscere
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Grazie di cuore. Si fa un gran discutere sull’esigenza di scrivere ma probabilmente si scrive semplicemente per un commento come il tuo.
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