Slacciate le cinture

Un film dovrebbe far sognare, l’ultimo film di Ozpetec riesce solo a farci dormire. Eppure le prime scene ci facevano credere di essere l’incipit di un racconto emozionante come questo regista ha saputo fare in altre opere, ma niente, tutto trascinato via dalla pioggia scrosciante sul selciato. Come un vecchio prestigiatore ormai privo di trucchi nuovi si affida al vecchio e noioso show della donna tagliata a metà così il regista qui si affida ai peggiori luoghi comune, alla tecnica narrativa più scialba possibile. Così rimaniamo immersi in una sala divenuta soporifera bersagliati da primi piano che durano assai oltre il naturale tempo di attenzione concedibile a personaggi vacui quanto già visti mille volte altrove. Questa volta la splendida retorica ricchiona che ha saputo emozionarci e coinvolgerci in tanti altri film qui si sgonfia immediatamente come una bolla di sapone incolore oltre che inconsistente. Mille miglia distante dall’esplosione di colori e dagli intrecci psicologici de “Le fate ignoranti” qui è solo un noioso repertorio di “già visto”. Sceneggiatura inesistente si narra di ragazzi dai caratteri inesplorati che maturano in adulti che rimangono ugualmente inesplorati a meno di non volersi accontentare di un po’ di cerone superficiale appiccicato su personaggi senza storia. L’ultima ed unica freccia spuntata che si gioca il regista per tenerci allacciati alla sedia è la malattia, tema raccontato in maniera tanto convenzionale e scontata da risultare addirittura fastidioso. Ferzac, lo sapevamo dalla prima radiografia che ci avresti poi propinato la scena dell’amoroso “sparruccamento”, potevi inventarne un’altra! A mano a mano che si susseguono le scene strappa sbadigli di una struggente storia d’amore l’interrogativo esistenziale che si pone lo spettatore è uno: “Perchè non sono in un’altra sala stasera?” Bisogna riconoscerti però che hai saputo compiere una missione quasi impossibile: Sei riuscito a trasfigurare il barocco leggero della splendida Lecce in un indigesto roccocò, come il tuo polpettone.

Allacciate

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29 risposte a Slacciate le cinture

  1. giacani ha detto:

    Oddio! Ed io che volevo andarlo a vedere…:-(

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  2. tramedipensieri ha detto:

    Ok, grazie…girerò alla larga 😦

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  3. ma poi, in fondo, non so mica se ci sia stato un film del magi di ozpeteck che non m’abbia fatto dormire almeno un po’, eh…

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  4. tilladurieux ha detto:

    Un po’ lo temevo, perchè il declino era già stato anticipato.
    La “retorica ricchiona” va sapientemente dosata e utilizzata, non tutti sono Almodovar.
    Però lo vedrò comunque: si impara moltissimo dai film “sbagliati”.

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  5. germogliare ha detto:

    Ecchecavoli! potevi vederlo prima? Ma eravamo nello stesso cinema domenicasera? non credo, c’erano quattro gatti, ti avrei visto 😉
    Salvando la bellezza del paesaggio e, accidenti! che bella la villa della festa, per il resto: Mah!!!
    Ho riso, tanto direi, tu sai perché.
    Mi è piaciuta la moglie di Montalbano.

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    • rodixidor ha detto:

      Ahimè non sono riuscito ad avvisarti per tempo 😦 .
      Sì, Luisa Ranieri con l’interpretazione della bella Parrucchiera napoletana costituisce l’unico tocco di rosso vivido in un film troppo grigio, peccato sia solo un piccolo cameo, come lo definirebbero i critici veri 😉

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  6. menteminima ha detto:

    bel post, lo sai che mi piace come commenti i film!
    Avevo visto i trailer di quel film, non dicevano niente di buono. Ecco

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  7. duepassietorno ha detto:

    volevo andare a vederlo ma poi ho capito che l’uomo della locandina è Francesco Arca… no, mi dispiace, non si può passare da uomini e donne a Ozpetek…
    cambio idea difficilmente su queste cose.
    A

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  8. penna bianca ha detto:

    a me Ozptek non è mai piaciuto troppo. non mi meraviglia. 🙂

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  9. Alessandra Bianchi ha detto:

    Condivido in pieno, amico mio.

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  10. gialloesse ha detto:

    Amo Ozpeteck, ma di te mi fido ciecamente. Non andrò a vederlo.

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  11. Mara Carlesi ha detto:

    Anche io sono rimasta delusa da questo film, come rimasi delusa dell’ ultimo film di Almodavar o degli ultimi libri dell’ Allende.
    E’ incredibile quanto questo film sia diverso, noioso, morbosamente attaccato alla malattia.
    Per non parlare del protagonista maschile, un’ ammasso inutile di muscoli!

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