Assolo

Il cameriere mi accoglie compito e con un ampio sorriso domanda: “Il signore è solo?”. Ed ho un irrefrenabile voglia di spaccarti il naso, brutta faccia da culo. Solo per scherzo. Solo per dire. Solo per spezzare le voci ovattate di una sala. Solo vino imbottigliato. Sento le arterie che pulsano ritmiche ed estranee mentre lo stomaco accoglie l’ultimo boccone, solo meccanismi. Solo il caffè ed il conto. Solo due passi e sono a casa. Solo vagiti e rabbia. Solo sorrisi e vomito. Solo partenze e arrivi. Solo risa e chiasso. Solo un bacio. Solo mare e cielo. Solo un miglio dalla costa. Solo chiacchiere e distintivo. Un colpo solo Mike. Solo per amore. Sono solo parole. Solo perché è stato un po’ scortese. Solo di fronte a niente. Solo un uomo al comando. Come un inning di baseball: la corsa sfrenata solo contro tutti e solo per tornare a casa. Solo pane e cioccolata.  Solo adesso lo apprendo. Solo un bis. Da un solstizio al successivo.