Alina si passò una mano nei chiari capelli corti, si accomodò il ciuffo scoprendo il piccolo orecchio destro e sorrideva leggendo l’sms sul telefonino tirato fuori dalla tasca della blusa azzurra. Alzò lo sguardo al grosso orologio che ritmava sincroni ticchettii nell’ovattato silenzio dell’infermeria. Mancavano meno di 20 minuti, fortunata questo sabato non le fosse capitato il turno notturno ma uscisse alle 9, ancora utile per un sabato sera. La chiamava la sua “infermiera del cuore” il suo Marco da quando vinto il concorso era entrata al Civile di Palermo, reparto di Cardio-Chirurgia. Ed ora le proponeva 2 pizze al cartone da mangiare al Parco della Favorita, le sembrava una bella maniera di passare la serata in maniera romantica, forse avrebbero fatto l’amore in questa serata primaverile. Rimase estraniata nei ricordi da ragazzina legati a quel luogo, le chiassose pasquette, i baci da innamoratini sotto le maestose palme. Di colpo la riportò alla realtà lo squillo acido del timer dello sterilizzatore dei ferri chirurgici. E come è nella sua naturà rientrò subito con movimenti automatici nel suo protocollo di lavoro, spense gli interruttori delle attrezzature in sequenza, ripose le garze nell’armadietto, annotò sul registro, ripulì il piano d’acciaio del tavolo, buttò via i guanti, spense le luci e fu via nel corridoio celeste lungo la linea blu che la indirizzava all’ascensore. Nello spogliatoio si incrociò con Maria, sua coetanea, compagna di studi, ora collega, erano amiche come lo si è per default a 20 anni. Brusca e chiassosa Maria orgogliosa del suo nuovo pircing luccicante al sopracciglio, mite e concentrata la minuta Alina, fianco a fianco riponevano le loro bluse negli armadietti e rivestivano jeans e scarpette di ordinanza.
Fuori i rumori del sabato sera, i rumori della città in sottofondo. Marco era già lì puntuale, aprii la portiera ed entrò nell’abitacolo che profumava di pizza alle alici, il bacio di Marco sapeva di buono, sapeva di suo. Si stiracchiò finalmente rilassata, socchiuse gli occhi, Marco guidava in una Palermo trafficata e la metteva al corrente degli sviluppi, la sua giornata, i loro amici, Giulia partiva per l’Erasmus, Rosalia e Paolo avevano trovato casa ed altre cose, e fra le mille parole mitragliate con la sua solita irruenza sentiva che la osservava lateralmente come fanno i maschi innamorati che vogliono sapere come stai ma non te lo chiedono. Ed Alina senza guardarlo, gli prese la mano destra, gliela strinse e in quel momento si rese conto che era felice e le si inumidirono gli occhi.
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Sono passati di qui
bisogna avere all’interno tanta leggerezza e limpidezza per trascrivere pensieri che raccontano di storie così tenere, e fa bene al cuore sperare che possono essere vere.
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Ha detto bene Germogliare, arriva limpido e pulito…
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..dolcissimo..
un abbraccio.
m.
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Storia di una serenità possibile, scritta con la fluida sicurezza che viene dal credere alla semplice bellezza della vita.
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A 20 anni è tutto più semplice, direbbe qualcuno. Non è vero, è solo meno condizionato. Hai scritto una storia pulita. Spero non si sporchi
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Grazie Pendolante di leggere questa mia vecchia storia. La ricordo la storia di Alina senza bisogno di rileggerla perché è un personaggio immaginato che mi è rimasto nel cuore. Hai perfettamente ragione, a 20 anni non è tutto più semplice, anzi è ben complicato. Però a 20 anni è tutto più possibile. Sono innamorato dei nostri ragazzi, le generazioni migliorano sempre, è legge di natura. 🙂
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Spero tu abbia ragione. Di sicuro mia figlia è meglio di me.
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Vedi, anche i miei figli sono meglio di me 🙂
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